quarta-feira, 24 de novembro de 2010

Santa Maria Addolorata in Cernusco sul Naviglio




Alle origini, un'antica parrocchiale - Difficile risalire alle origini lontane, certamente altomedioevali, di questo Santuario, di cui non ci rimangono frammenti dell'edificio primigenio ma solo scarsi saggi dell'epoca romanica. Stando ad una pergamena del 1191, recentemente rinvenuta (ma anche ad altre del 1201 e1206), la sua nascita, può essere accreditata attorno all'anno mille, come già sosteneva Mons. Luigi Ghezzi. Notizie più certe ed estese - ce ne informavano Nicoletta Onida e Elisabetta Ferrario Mezzadri - possono essere tratte da documenti datati fine XIII secolo: il manoscritto "Liber Notitiae Sanctorum Mediolani", redatto dal sacerdote Goffredo da Bussero che, nell'elenco delle chiese del Milanese dedicato alla Madonna, indicava in «Cesenugio Asinario» S.Maria, ed una pergamena appartenente al Duomo di Monza, ma conservata nell'Archivio di Stato di Milano, nella quale nel 1286 si annotava, fra i territori confinanti coi propri dove riscuoteva le «decime», la chiesa di S. Maria in «Cisnuschulo», citandola ripetutamente come "istius loci", cioè dì Cernusco Asinario.
La storia dalle radici - Dai documenti sopra menzionati rileviamo con certezza che, all'epoca della loro stesura, nostra S.Maria già esisteva nelterritorio di Cernusco Asinario (denominazione toponomastica romana che si riferiva a «gente degli Asinii» e che distingueva chiaramente questo borgo dal non lontano Cernusco Lombardone). Passando attraverso successivi momenti storici, durante i quali veniva indicata ininterrottamente come chiesa parrocchiale di Cernusco, si giungerà fino alla metà del 1400. Cernusco nel frattempo si era estesa soprattutto verso nord, mentre il Santuario veniva a trovarsi sempre più lontano dal centro dell'abitato. A rendere più difficile la situazione giunse l'inizio dei lavori di scavo del letto del Naviglio Martesana che, sfiorando quasi le mura del l'edificio sacro, contribuirà ad allontanarlo ancor più dai suoi parrocchiani costretti ad un lungo percorso per attraversare l'unico ponte che permetteva di raggiungerlo. Tant'è che molti presero a frequentare la più prossima chiesa di S. Genesio. Tuttavia, poiché a S. Maria vi era sempre il camposanto, la gente vi ritornava per rendere omaggio ai propri morti.
Bisogna quantomeno accennare che Mons. Ghezzi, nel motivare le ragioni dell'allontanamento dei fedeli da S. Maria, narra che nel piccolo tempio si era insediata una confraternita di dubbia osservanza religiosa, conosciuta come «Compagnia del sacco bigio» perché gli adepti si vestivano di ruvida tela, coprendosi il viso con un cappuccio. Essi organizzavano processioni penitenziali, si flagellavano, per poi passare ad azioni sempre più deplorevoli, lontane dagli insegnamenti evangelici, tanto da meritare la soppressione della confraternita. Tuttavia questa ipotesi non trova alcun riscontro documentale, anche se in Lombardia le confraternite dei Disciplini erano al tempo numerose, appena tollerate da S.Carlo che le sottoponeva a controlli rigorosi. Le visite pastorali - Nel settembre 1566 arrivò a S. Maria il visitatore delegato dal Cardinale Carlo Borromeo, il sacerdote Gerolamo Arabia che - negli atti conservati nell'Archivio diocesano - ci lasciava dati interessanti, a partire dall'esatta intestazione della chiesa "fondata in onore dell'Assunzione della Vergine Maria". Essa "ha un reddito di circa 173 lire imperiali l'anno che deriva in parte da affitti e in parte dai frutti di due pezze di terreno a vigne", una di 27 pertiche, l'altra di 6. In effetti il parroco era Don Andrea Castiglione, ma questi risiedeva in Milano a Porta Nuova, presso certe suore di cui era cappellano, e in S. Maria operava un sostituto, Don Bartolomeo Castiglione. Cosicché Don Andrea medesimo chiese di lasciare la cura della chiesa cernuschese. Ma intanto il Visitatore lo ammoniva e gli ingiungeva "che facesse rivestire internamente di seta il tabernacolo... facesse fare un vaso dorato per deporre le ostie consacrate..” e seguiva un lungo elenco di modifiche da apportare nel luogo di culto, fra cui la rimozione di "sei depositi sepolcrali", la collocazione di un confessionale e l'invito a rinnovare il fonte battesimale e il crocifisso appeso alla volta. Il parroco doveva inoltre istituire la «confraternita del SS.mo Corpo di Gesù Cristo» (SS.mo Sacramento) e una scuola di catechismo festivo per i bambini. Nel 1570 un altro delegato dell'Arcivescovo, Leonetto Chiavone, visitava la chiesa di S. Maria e, dopo aver elencato - quanto non era a norma, faceva una prima descrizione dell'interno sacro rilevando la presenza di due navate (fatto oggi sorprendente) e due altari: quello maggiore e quello di S.Girolamo alla sua, destra. "La chiesa è lunga circa 26 braccia e larga circa 18 (14,47 per 10,71 m.), ed è formata da due navate, cioè: la navata dell'altare maggiore con un soffitto abbastanza decente tranne che è molto basso e fin sotto l'arco della volta; l'altra navata, a destra di quella dove è l'altare maggiore, con un tetto molto basso soffittato come detto sopra. La chiesa è anche in parte imbiancata e in parte dipinta con immagini antiche e «deformi»; ad essa aderisce la casa parrocchiale, a sinistra dell'altare maggiore, dove starebbe meglio una terza navata per una vera perfezione dell’edificio..." Infine S.Carlo venne in visita pastorale a «Cernusculo Asinario».Vi venne in barca e ciò, all'epoca, costituì certamente per i cernuschesi un avvenimento memorabile. Negli atti ufficiali ditale visita effettuata il 24 gennaio 1572, fra l'altro si riportava: "Il cimitero è davanti e a destra della chiesa, è circondato da sbarre di legno, ma al momento le sbarre sono in parte rotte. Si transita sul cimitero con cavalli e carri per accedere alla casa del curato. Non c'è sacrestia. La chiesa stessa è piuttosto grande ma antica; è divisa in due navate ma non è abbastanza capace per tutta la popolazione... La bussola (cassetta per le offerte, n.d.r.) ha un'unica chiave che tiene il curato... Il tesoriere rende conto ogni mese a curato e sindaci ed è debitore di lire 26 soldi 19 e denari 3 da oggi indietro; tiene i conti piuttosto bene...”
Interessante la lettera inviata dall'Arcivescovo Carlo al curato di Cernusco Don Salvatore Pozzo, nel giugno 1573, con la quale gli comunicava il proprio ripensamento sulla disposizione datagli di trasferire la sua abitazione da S. Maria a S. Genesio: “… Hora mostrando gli uomini che resterebbero più soddisfatti che la residenza del curato sii più tosto a S.ta Maria che a S.to Genesio, condiscendiamo a satisfarli, et così vi diciamo che continuate ad abitare a S.ta Maria non ostante quella ordinatione nostra, et state sano. (...) Attenderete conseguentemente a ordinare et riparare questa chiesa di S.ta Maria conforme al molto bisogno che ne ha con l'aiutto de gli uomini (...) Il Cardinale Borromeo". Intanto era iniziata la costruzione, voluta dallo stesso Borromeo, di una nuova parrocchiale, assai più ampia e situata all'interno dell'abitato di Cernusco, che verrà dedicata all'Assunzione della Beatissima Vergine Maria.
Nel febbraio 1605, dopo aver inviato nei tre anni precedenti alcuni Visitatori in osservazione, il Cardinale Federico Borromeo venne in visita personale a Cernusco e si recò anche alla chiesa di S. Maria, antica parrocchiale dove già erano iniziati i lavori preparatori per una incisiva ristrutturazione dell'edificio sacro. Nei successivi decreti che la riguardavano, l'Arcivescovo Federico annotava: "Questa chiesa sia ricostruita dalle fondamenta affinché resti la memoria della matrice e antica chiesa ad onore della Intemerata Vergine Maria monumento insigne di pietà alla posterità". E si affidava apertamente (nella realizzazione che poi avvenne) alla generosità del parrocchiano Pietro Paolo Castelsampietro, titolare di una limitrofa locanda, per una sua consistente partecipazione alle spese di riedificazione.
La «conservazione» del Santuario - Col passare degli anni, la perdita del titolo di parrocchiale poi attribuito alla nuova chiesa dedicata a S. Maria Assunta (costruita su probabile disegno del Tibaldi), la chiesa di S. Maria si trasformò in Santuario. La sistemazione definitiva dell'edificio sacro, più volte auspicata dai Visitatori e disposta dagli Arcivescovi, messa in atto con i restauri del 1642 (ma soltanto col 1745, dagli atti di una Visita del Vicario Foraneo, sappiamo che l'interno del tempio era stato ridotto ad un'unica navata), subirà un'ulteriore modifica sostanziale soltanto nel 1837 con la costruzione del nuovo presbiterio. Nel relativo altare in marmo vennero collocati due simulacri: Gesù morto, una terracotta attribuibile al secolo XVII, e la Vergine Addolorata, una statua policroma intagliata nel legno del della XVIII secolo, col cuore trafitto da sette spade che, nell'immaginario popolare, simboleggiavano i dolori della Madonna superficie (mentre le ricche vesti, e la corona con croce e globo sul capo, la indicavano nel contempo come «Regina del Cielo e si della Terra»). Penso valga la pena, a proposito di queste statue, di riportare una leggenda narrataci da Mons. Ghezzi, originatasi forse dall'effettivo trasporto sull'acqua per raggiungere la chiesa. "I due Simulacri destinati a... (?), venivano trasportati su di un barcone sul Naviglio. All'altezza di Santa Maria di Cernusco la barca sostò, e assolutamente non fu possibile ai barcaioli di farla proseguire; così che a tutti «parve segno di divina destinazione; e tolti i due simulacri dal barcone, si vollero collocati sull'Altare di Santa Maria»".
L'affresco della Vergine Addolorata - È situato all'esterno del Santuario, in una cappellina posta su uno dei due lati maggiori, ed è sempre meta della devozione popolare. Ma il dipinto che oggi vediamo è opera recente di Felice Frigerio, eseguito su una muraria staccata dalla parete perimetrale per non cancellare il poco che ancora rimane dell'antico dipinto di cui fa cenno nelle Visite pastorali della prima metà del '600.
Anche il Cardinale Federico Borromeo - lo troviamo negli atti della sua venuta a Cernusco del 1605 -"visitò l’mmagine dipinta fuori della chiesa sulla parete settentrionale; ha davanti un telaio di legno con un vetro che protegge la sacra immagine. Ad essa c'è gran concorso di popolo che offre elemosine e doni..." ma dai successivi suoi decreti che riguardano la "chiesa di S. Maria, antica parrocchiale» appariva la chiara volontà che il dipinto (certamente una «Pietà» di cui, tuttavia, non ci è pervenuta la descrizione) venisse rimosso e spostato all'interno del tempio. Cosa che non avverrà mai.

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